Antologia

(Tempo di lettura non calcolato, vi spaventereste)

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La strada di Swann, La Biblioteca di Repubblica
(traduzione di Natalia Ginzburg)

pag. 10 MOBILI SONNOLENTI Mi riaddormentavo e talvolta non avevo più che brevi risvegli di un attimo. Il tempo (…) di godere, grazie ad un momentaneo barlume di coscienza, del sonno in cui erano immersi i mobili, la camera, quel tutto di cui non ero che una piccola parte, e all’insensibilità del quale presto mi univo di nuovo.

12 LA FERVIDA IMMAGINAZIONE DEL FIANCO ANCHILOSATO Il mio fianco anchilosato, cercando di indovinare la propria orientazione, s’immaginava, ad esempio, sdraiato di fronte alla parete in un gran letto a baldacchino…

13/14 TENDE OSTILI …camera (…) dove fin dal primo momento ero stato (…) convinto dell’ostilità delle tende viola e dell’indifferenza insolente della pendola che cicalava forte come se io non ci fossi stato (…) dove uno strano e spietato specchio dai piedi quadrangolari (…) si apriva a forza nella dolce pienezza del mio campo visuale consueto un posto che non vi era preveduto (…) dove il mio pensiero (…) aveva sofferto molte notti penose (…) fino a quando l’abitudine non avesse mutato il colore delle tende, non avesse fatto tacere la pendola, insegnato la pietà allo specchio obliquo e crudele…

16 LAMPADA IGNORANTE E appena suonavano per la cena ero ansioso di correre in sala da pranzo, dove la grossa lampada sospesa, che nulla sapeva di Golo e di Barbablù, e conosceva i miei e lo stufato, spandeva la sua luce di tutte le sere…

28 BACIO VOLATILE DELLA MAMMA …quel bacio prezioso e fragile che la mamma mi confidava di consueto quand’ero nel mio letto al momento di addormentarmi, dovevo trasportarlo dalla sala da pranzo alla mia camera. E custodirlo per tutto il tempo che mi spogliavo, senza che la sua dolcezza si infrangesse, senza che la sua virtù volatile si spandesse ed evaporasse …

32 CUORE RECALCITRANTE …mi toccò salire uno dopo l’altro i gradini della scala davvero “a malincuore”: il salire mi faceva male al cuore che avrebbe voluto tornare dalla mamma, poiché ella non gli aveva dato, baciandomi, licenza di seguirmi.

37 FOGLIAME A DISAGIO Quel che aveva il bisogno di agitarsi, il fogliame di qualche castagno, si agitava.

45 MEMORIA DELLA POLTRONA …alla nonna sarebbe parso meschino badare troppo alla solidità di un legno [la struttura di una poltrona regalata a un conoscente e sprofondata sotto il suo peso] su cui si distingueva ancora un complimento, un sorriso, talvolta una bella fantasia del passato.

50/51 ANTICHI ODORI FEDELI Ma quando niente sussiste d’un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come delle anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso edificio del ricordo.

54/55 SOLE FREDDOLOSO …prima di entrare a dare il buongiorno alla zia, mi facevano aspettare un momento, nella prima stanza, dove il sole, invernale, era venuto a mettersi al caldo davanti al fuoco…

65/66 ARCATE SORELLE MAGGIORI …un edificio [la chiesa di Combray] che occupava, se così si può dire, uno spazio di quattro dimensioni – la quarta era quella del Tempo – (…) il rude e scabro diciannovesimo secolo (…) lo dissimulavano leggiadre arcate gotiche, che gli si stringevano civettuole dinanzi come le sorelle maggiori sorridendo si mettono davanti, per nasconderlo ai forestieri, a un fratello più giovane, rozzo, musone e malvestito…

67 FIORI MALEDUCATI La signora Loiseau poteva ben avere alla sua finestra delle fresie, che prendevano la cattiva abitudine di lasciar fuggire a testa bassa da ogni parte i loro rami, e i cui fiori non trovavano nulla di meglio, quando erano abbastanza grandi, che andare a rinfrescarsi le gote violette e congestionate alla oscura facciata della chiesa…

86 LUCE INTRAPRENDENTE …un riflesso di luce aveva tuttavia trovato modo di far passare le sue ali gialle e stava immobile tra il legno e il vetro, in un angolo, come una farfalla a riposo.

112 SOLE SFACCENDATO (…) il sole, consapevole del sabato, bighellonava un’ora di più (…) nell’alto del cielo…

116 PORTA GENTILE …c’indicava [il padre del narratore] dritta davanti a noi la porticina di dietro del nostro giardino, venuta ad aspettarci, con l’angolo della via dello Spirito Santo, al termine di quelle strade sconosciute (…) dopo quel momento non avevo più da fare un sol passo, il terreno camminava per me…

122 BURLE VOLGARI DEGLI ASPARAGI …sostavo rapito dinanzi agli asparagi (…) Mi sembrava che quelle sfumature celesti tradissero le deliziose creature che s’eran divertite a prender forma di ortaggi e che attraverso la veste delle loro carni commestibili e ferme, lasciassero vedere in quei colori nascenti d’aurora (…) l’essenza preziosa che riconoscevo ancora quando, l’intera notte che seguiva ad un pranzo (…) si divertivano, nelle loro burle poetiche e volgari come una favola shakespeariana, di mutare il mio vaso da notte in un’anfora di profumo.

126 PUPILLA INNAMORATA Ci passò accanto [l’ingegner Legrandin], non si interruppe dal parlare con la sua compagna, e con l’angolo del suo occhio azzurro ci fece un piccolo cenno in certo modo interiore alla palpebra e che, non interessando i muscoli del viso, poté passare assolutamente inosservato alla sua interlocutrice; ma cercando di compensare con l’intensità del sentimento il campo un poco angusto in cui ne circoscriveva l’espressione, in quell’angolo di turchino che ci era destinato fece scintillare tutto l’ardore della cordialità che oltrepassò la piacevolezza, rasentò la malizia (…) e finalmente esaltò le affermazioni di amicizia fino alle proteste d’affetto, fino alla dichiarazione d’amore, illuminando allora per noi soli d’un languore segreto (…) una pupilla innamorata in un volto di ghiaccio.

132 ALBERI IMPLORANTI …sono gruppi d’alberi feriti, ma non vinti, che si sono accostati gli uni agli altri per implorare insieme con patetica ostinazione un cielo inclemente che non ha pietà di loro.

132 CASTELLO ADDOLORATO Talvolta è in un castello che vi imbattete sulla scogliera, al ciglio della strada dove s’è fermato per confrontare il suo dolore (…) talvolta è una semplice casa solitaria (…) che cela ad ogni sguardo un imperituro segreto di felicità e di disinganno.

135/136 LILLA CURIOSI …s’incontrava, venuto ad accogliere i forestieri, il profumo dei suoi lilla [di un giardino]. Essi stessi (…) levavano incuriositi al di sopra della staccionata del parco, i loro pennacchi di piume lilla o bianche, lucenti anche all’ombra per il sole che le aveva irrorate…

137 UCCELLO ESPLORATORE DELLA SOLUTUDINE …un uccello invisibile, industriandosi a far apparire breve il giorno, esplorava con una nota prolungata la solitudine circostante, ma ne riceveva una replica così unanime, una raddoppiata risposta di silenzio e di immobilità, che si sarebbe detto avesse arrestato per sempre l’attimo che aveva cercato di far passare al più presto.

141 SGUARDO MANESCO …la guardavo (…) [Gilberte] con quello sguardo (…) che vorrebbe toccare, catturare, portar via con sé il corpo guardato e l’anima insieme…

145 VENTO GENIALE Una volta raggiunti i campi non li lasciavo più (…) Lì percorreva incessantemente, come un vagabondo invisibile, il vento, ch’era per me il genio particolare di Combray. Ogni anno, il giorno che si arrivava, salivo a ritrovarlo mentre correva e lo dovevo inseguire.

150 GOCCE DISPETTOSE …le gocce d’acqua come uccelli migratori (…) scendevano a file sollecite giù dal cielo (…) né si gettano alla ventura, ma ciascuna serba il suo posto, traendo a sé quella che la segue (…) ché le gocce amano i fogliami, e mentre la terra era già quasi asciutta più d’una s’attardava a gingillarsi sulle nervature d’una foglia (…) di colpo si lasciava scivolare da tutta l’altezza del ramo e ci cadeva sul naso.

152 PIOPPO DISPERATO …era senza tristezza ch’io vedevo il pioppo di via dei Perchamps rivolgere al temporale implorazioni e saluti disperati; e senza tristezza udivo in fondo al giardino gli ultimi rotolii del tuono tubare tra i lilla.

154 RISPOSTA DEL MURO …al vedere sull’acqua e sulla facciata del muro un pallido sorriso di risposta al sorriso del cielo, nell’entusiasmo gridai brandendo l’ombrello chiuso: “Zut zut zut zut”.

157 TORRIONE SPIETATO …invano supplicavo il torrione di Roussainville, invano gli chiedevo di lasciare venire a me una creatura del suo villaggio…

168 NUVOLA OZIOSA E CARPIONE ANNOIATO Nel cielo in festa, bighellonava a lungo una nuvola oziosa. Di tanto in tanto un carpione, oppresso dalla noia, si rizzava fuori dall’acqua in un’aspirazione ansiosa.

169 VILLINO MIOPE Talvolta, sulla riva dell’acqua circondata d’alberi, ci s’imbatteva in un villino isolato, sperduto, che nulla vedeva del mondo, se non il fiume che bagnava i suoi piedi.

174 ANIMA PIGRA Quanto alla signora di Guermantes (…) non mi fu possibile sapere s’ella approvasse o biasimasse, nell’ozio della sua anima, i vagabondaggi dei suoi sguardi.

179 CAMPANILE IN AFFANNO Soli (…) salivano verso il cielo i due campanili di Martinville. Ben presto ne vedemmo tre: venuto a mettersi di fronte a loro con ardita volta, un campanile ritardatario, quello di Vieuxvicq, li aveva raggiunti.

200 MEMBRA CONSAPEVOLI La loro [dei Verdurin] amabilità, spoglia di ogni snobismo (…) ha quella facilità, quella grazie dei gesti di coloro le cui membra divenute agili compiono esattamente ciò che vogliono, senza la partecipazione indiscreta e goffa del resto del corpo.

218 SORELLA ORCHIDEA …un’orchidea (…) sorella elegante ed impreveduta che la natura le offriva [a Odette] più degna di molte donne ch’ella le desse un posto nel suo salotto.

307 FRASI ALLO STATO SOLIDO …era avvenuto discorrendo con degli indifferenti che ascoltava appena, di udire a volte certe frasi (ad esempio questa: “Ho visto ieri la signora di Crecy [Odette], era con un signore che non conosco”) , frasi che subito nel cuore di Swann passavano allo stadio solido, vi s’indurivano come un’incrostazione, lo laceravano, non si movevano più…

318 FACCIA ASSERVITA AL MONOCOLO Il monocolo del marchese [di Forestelle] era il centro di gravità di una faccia che ogni momento si ordinava in relazione ad esso; nella quale il naso rosso e fremente e la bocca polposa e sarcastica tentavano con le loro smorfie di tenersi all’altezza delle fiamme rutilanti che vampeggiavano dal disco di vetro…

319 DOLORI INCOSCIENTI …quella specie di smarrimento e d’abbandono dello sguardo proprio ai dolori che non hanno più coscienza di sé né cercano di dominarsi e dicono “Che volete!”

320 CONVINCIMENTO MANIPOLATORE …questo pensiero aveva finito per modellare il suo corpo [della marchesa di Gallardon] e procreargli una forma di prestanza che agli occhi dei borghesi passava come un segno di razza e turbava a volte d’un desiderio fuggitivo lo sguardo stanco degli uomini d’alta classe.

322 FRASI MUSICALI DAL COLLO SINUOSO (…) la signora di Cambremer (…) aveva appreso ad accarezzare le frasi dal lungo collo sinuoso e smisurato di Chopin, così libere, così flessibili, così tattili, che iniziano provando e cercando il loro posto al di fuori e ben lontano dalla direzione di partenza (…) e che non si librano in quella lontananza fantastica se non per tornare (…) più determinatamente a colpirci nel profondo del cuore.

340 MELODIA INVISIBILE MA REALE Swann non aveva torto dunque nel credere che la frase della sonata [di Vinteuil] esistesse realmente. Senza dubbio, umana sotto questo punto di vista, essa apparteneva tuttavia ad un ordine di creature soprannaturali e da noi non vedute mai, ma ciò malgrado ravvisate con rapimento quando un esploratore dell’invisibile giunge ad adescarne una…

341 VIOLINO IN ASCOLTO Dapprima il pianoforte si lamentò solitario (…) il violino lo udì, gli rispose…

363 PIUMA ISPIRATRICE …discorsi che le erano ispirati [alla signora Cottard, Léontine] dall’altezza dalla sua piuma, dalle iniziali del suo portafoglio, dalla piccola cifra che il tintore aveva scritto a penna nell’interno dei suoi guanti…

364 GUANTO DISTRATTO E la signora Cottard trasse dal manicotto per tenderla a Swann la sua mano inguantata di bianco donde sfuggì, insieme con un biglietto di corrispondenza, una visione di vita elegante che riempì l’omnibus, commista all’odore di tintoria.

376 GIORNO CHE SBAGLIA STAGIONE Spesso durante una stagione c’imbattiamo in un giorno d’un’altra stagione che s’è smarrito…

380 GIORNI IN PENDIO Vi sono giorni montuosi e disagevoli la cui salita richieda un tempo infinito e giorni in pendio che ci è dato discendere a gran carriera cantando.

391 BIGLIE SORRIDENTI Guardavo con ammirazione, luminose e prigioniere in una ciotola isolata, le biglie d’agata che mi parevan preziose perché erano sorridenti e bionde come fanciulle e perché costavano cinquanta centesimi l’una.

393 RAGGI IN SIESTA …l’inverno riceveva fino a sera la visita inopinata e radiosa di una giornata di primavera (…) la signora di fronte, aprendo la sua finestra, in un batter d’occhio aveva messo in fuga, a lato della mia seggiola (…) un raggio di sole che aveva iniziato la sua siesta…

399 CONFESSIONE CHE FA E DISFA E mentre (…) la confessione dell’amore di Gilberte, annullava, disfaceva ogni sera il lavoro mal fatto nella giornata, dentro di me, nell’ombra, una lavorante ignota non scartava i fili strappati e li disponeva, senza darsi cura alcuna di riuscirmi gradita e di lavorare per la mia felicità, in un ordine diverso ch’ella dava ad ogni sua opera.

405 COSCIENZA DELLE FINESTRE …le finestre del mezzanino apparivano consce di essere chiuse…

410 ALBERO TESTARDO …là dove gli alberi erano rivestiti di tutte le loro foglie verdi, uno solo tra essi, piccolo, tozzo, scapezzato e testardo, scuoteva al vento una brutta capigliatura rossa.

411 LUCE ARTIGIANA …la luce del mattino (…) abilmente attraeva a sé due alberi; aiutandosi con le potenti forbici del raggio e dell’ombra, asportava ad ognuno metà del tronco e dei rami, e intrecciando le due metà che restavano, ne faceva un unico pilastro d’ombra (…) oppure un unico fantasma di luce…

415 CASE VIALI E ANNI FUGGIASCHI [ultime righe della Strada di Swann] il ricordo di una certa immagine non è che il rimpianto di un certo minuto; e le case, le strade, i viali, sono fuggiti, ahimé, come gli anni.

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All’ombra delle fanciulle in fiore, Ed. Oscar Mondadori
(traduzione di Giovanni Raboni)

pag. 52/53 DUE QUALITÀ GALLEGGIANTI IN UNO SGUARDO Sì, in effetti, rispose il signor di Norpois, girandosi verso di me e fissando sulla mia modesta persona lo sguardo azzurro dove galleggiavano, come nel loro elemento vitale, le sue grandi capacità lavorative e il suo spirito di assimilazione.

65 IDEA SCROCCONA …si dica se nella vita comune vissuta dalle idee nell’ambito del nostro intelletto ve ne sia una sola, fra quelle che più ci rendono felici, che inizialmente non sia andata, da autentico parassita, a chiedere il meglio della forza di cui mancava a un’idea vicina ed estranea.

72/73 GIORNO CHE NON SA DI ESSERE CAPODANNO Avevo un bel dedicare questo nuovo anno a Gilberte, cercando di imprimere nel suo primo giorno (…) l’idea particolare che me ne ero costruita: era tutto inutile; sentivo che esso ignorava di essere chiamato capodanno, e che svaniva nel crepuscolo in un modo che non mi era nuovo (…) la familiare umidità, la fluidità inconsapevole dei vecchi giorni.

74 DESIDERI PASTICCIONI I nostri desideri interferiscono via via l’uno con l’altro e, nella confusione dell’esistenza, è raro che una felicità giunga a posarsi proprio sul desiderio che l’aveva invocata.

74 ADOLESCENZA A PASSEGGIO Immersa in un sonno agitato, la mia adolescenza stendeva un unico sogno su tutto il quartiere in cui lo faceva passeggiare…

120 FIORI VIVI MA TACITURNI …restavo solo in compagnia di orchidee, rose e violette che (…) mantenevano un silenzio reso più impressionante dalla loro individualità di cose viventi…

128 CATALESSI DEL BOIS DE BOULOGNE Vero che è bella questa Sonata di Vinteuil? Mi disse Swann (…) c’è dentro tutto l’aspetto statico del chiaro di luna che (…) impedisce alle foglie di muoversi. È questo che quella piccola frase dipinge tanto bene: il Bois de Boulogne caduto in catalessi.

133 INGRESSO OSTRUITO DALLA COSCIENZA …la conoscenza che abbiamo acquisita, il ricordo dei primi insperati minuti, le parole che abbiamo udite, sono là a ostruire l’ingresso della nostra coscienza, controllando gli sbocchi della nostra memoria assai più di quelli della nostra fantasia, retroagendo sul nostro passato – che non siamo più padroni di vedere…

135 POLTRONA SCANDALIZZATA …Mademoiselle Swann [Gilberte] offriva graziosamente [al narratore], perché vi prendesse posto, una poltrona deliziosa, ostile e scandalizzata…

136 OSTILITÀ DEL POGGIAPIEDI …non era solo il poggiapiedi di seta (…) a esalare (…) nel nome di Gilberte, l’ostilità che quel mobiletto sembrava aver così bene conosciuta e condivisa da farmi sentire indegno di imporre i miei piedi alla sua indifesa imbottitura, e un poco vile nel compiere quest’atto…

148 VOCE E PENSIERO COPPIA MALDESTRA …niente altera le qualità materiali della voce quanto il fatto di contenere un pensiero: la sonorità dei dittonghi, l’energia delle labiali ne sono influenzate.

164 CANDIDO GILET CON UN BAGAGLIO DI SCEMENZE Sì, disse Bergotte, è costretto [il marchese di Norpois] a tacere spesso per non esaurire prima di sera la scorta di scemenze che gli garantiscono l’inamidatura dello sparato e il candore del gilet…

257/258 DENARO SORRIDENTE …una ricchezza divenuta duttile, obbediente a un destino, a un pensiero artistico, denaro malleabile, poeticamente cesellato e capace di sorridere…

273 SGUARDO CHE SI METTE COMODO …sentivo che ogni mio sguardo si trovava bene là dove si era posato e vi indugiava oltre l’usato.

275/276 SCOSSONI DEL TRENO DISPOSTI A CONVERSARE Ero circondato dalla tranquillizzante attività di tutti quei movimenti del treno che mi tenevano compagnia, erano disposti a conversare con me se non prendevo sonno…

290/291 SENSI VIGILI CON GLI OGGETTI ESTRANEI Avrei voluto almeno sdraiarmi un po’ ma a quale scopo, vista l’impossibilità di far riposare quell’insieme di sensazioni costituite per ciascuno di noi, se non dal corpo materiale, dal corpo cosciente, circondato da oggetti sconosciuti che, costringendolo a disporre le proprie percezioni in uno stato permanente di vigile difensiva, avrebbero mantenuto i miei sguardi, il mio udito, tutti i miei sensi, in una posizione non meno angusta e scomoda…

291 PENDOLA SGARBATA La pendola (…) s’ostinò a tenere in una lingua sconosciuta, senza un istante di tregua, discorsi che dovevano essere sgarbati nei miei confronti, giacché le grandi tende viola li ascoltavano senza rispondere, ma con l’espressione di chi alzi le spalle per significare che la vista di un terzo lo indispone.

292 PENSIERI AGILI …i pensieri mi si prolungavano in lei [la nonna del narratore] senza subire la minima deviazione perché dalla mia mente passavano alla sua senza mutare ambiente o persona.

296 ABITUDINE VOLONTEROSA …l’abitudine (…) si sarebbe sobbarcata all’impresa di farmi amare quell’alloggio sconosciuto, di cambiare la collocazione della specchiera e la sfumatura di colore delle tende, di fermare la pendola…

299 SOLE CORTESE MA INVADENTE …con il suo dito sorridente il sole m’indicava in lontananza le azzurre cime del mare (…) fino a quando (…) non venne a ripararsi dal vento nella mia camera, adagiandosi sul letto disfatto…

345 PEDINATI DAI FIORDALISI A volte, quando si inerpicava lungo una strada in salita fra due distese di campi arati, la nostra carrozza era seguita da qualche esitante fiordaliso (…) più d’uno si imbaldanziva tanto da venire a posarsi sul bordo della strada…

347 REALTÀ CHE SI ADEGUA Un desiderio (…) ci sembra più bello, lo assecondiamo con maggior fiducia se sappiamo che, al di fuori di noi, la realtà vi si adegua, pur non essendoci possibile soddisfarlo.

356 AVVERTITO DA TRE ALBERI MUTI Guardavo i tre alberi, li vedevo bene (…) Nel loro gesticolare ingenuo e appassionato riconoscevo l’impotente rimpianto di un essere amato che ha perso l’uso della parola e sa di non poterci dire le cose che vorrebbe (…) Vidi gli alberi allontanarsi agitando disperatamente le braccia, come se dicessero: Quello che non riesci a sapere da noi oggi, non lo saprai mai più.

356 VECCHI OLMI SCONTROSI Madame de Villeparisis (…) diceva al cocchiere di prendere la vecchia strada di Balbec, poco frequentata, ma fiancheggiata da vecchi olmi che detestavano la nostra ammirazione.

360 LUCI PENTITE Già scorgevamo l’albergo, le sue luci così ostili la prima sera, all’arrivo, adesso protettrici e dolci, nunzie del focolare.

361/2 AMABILITÀ DEL DARE E AVERE …la dama del faubourg Saint-Germain [Madame de Villeparisis] (…) vedendo in ogni borghese qualcuno che, un giorno o l’altro, sarà costretta a scontentare, approfitta avidamente di tutte le possibili occasioni per iscrivere (…) nel libro mastro dell’amabilità, un saldo creditore, grazie al quale in un secondo momento le sarà consentito di registrare a suo debito il pranzo o il ricevimento cui non lo inviterà.

386 PER OGNI UOMO UN DIO COMPLICE E RETICENTE Per ciascuno di noi, c’è un apposito dio che gli nasconde il suo difetto o gliene promette l’invisibilità.

419 MONDO PARALLELO E APPROSSIMATIVO Viveva [Salomon Bloch, padre di Albert] nel mondo dei press’a poco, in cui si saluta nel vuoto e si giudica nel falso.

468 MUSICA SESSUALMENTE DISPONIBILE …arrangiamenti di valzer, di operette tedesche, di canzonette da caffè-concerto (…) Ciascuno di quei motivi, infatti, era individuale come una donna ma, a differenza di una donna, non riservava a qualche privilegiato il proprio segreto di voluttà: me lo proponeva, mi strizzava l’occhio, mi veniva incontro con passo capriccioso o sfrontato, mi si accostava, mi blandiva, come se, tutt’a un tratto, fossi diventato più seducente, più potente o più ricco; in realtà ci trovavo in quelle arie, qualcosa di crudele; il fatto è che ignoravano qualsiasi disinteressato sentimento della bellezza, qualsiasi riflesso dell’intelligenza; per loro, non esiste che il piacere fisico.

480 CANZONE TAUMATURGA …assaporavo con gioia la mia stanchezza, che aveva isolato e rotto le ossa delle gambe, delle braccia, ammucchiandole poi, pronte a ricongiungersi, davanti a me, là dove le avrei raccolte semplicemente intonando una canzone…

522 VOLONTÀ IMPOTENTE SE LA SENSIBILITÀ NON SA …inutile che la volontà sappia se l’intelligenza e la sensibilità continuano a non sapere…

536 VECCHIE SEDIE A PASSEGGIO …amavo come qualcosa di poetico (…) la passeggiata delle vecchie sedie che, a due a due, vanno a sistemarsi attorno alla tovaglia…

537 MESSI SUL TRENO DALLA SENSIBILITÀ lo compra la volontà. …nel momento in cui sta per realizzarsi un viaggio desiderato, l’intelligenza e la sensibilità cominciano a chiedersi se vale veramente la pena di farlo, la volontà (…) s’incarica di prendere i biglietti, e di metterci sul treno per l’ora della partenza.

539 CAMERA OSCURA DENTRO LA MENTE Quello che si realizza in presenza dell’essere amato non è che un cliché negativo, lo si sviluppa dopo, una volta arrivati a casa, quando si ritrova a propria disposizione quell’interiore camera oscura il cui ingresso è interdetto finché si sta con la gente.

549 VOCE CONSCIA DI NON PROVENIRE DA UNO ZOTICO Quando lo si presentava [Albert Bloch] a qualcuno, si inchinava con un sorriso scettico (…) e se si trattava di un uomo diceva “Molto lieto, signore”, con una voce che si beffava delle parole pronunciate, ma era ben conscia di non provenire da uno zotico.

550 PAROLE SCAGLIATE IN UN ABISSO Le avevo parlato [ad Albertine] senza sapere dove cadessero le mie parole, che ne fosse di loro, come pietre che avessi scagliate in un abisso senza fondo.

569 INTRUSIONE DI UN BEL GIORNO …una bella giornata era qualcosa che là [a Balbec] non sarebbe dovuta esistere, un’intrusione della volgare estate dei bagnanti in quell’antica regione velata dalle brume.

573 OMBRE CREATURE BUIE E TRASPARENTI In quella giornata in cui la luce aveva come distrutto la realtà, questa s’era concentrata in creature buie e trasparenti che, per contrasto, davano un’impressione di vita più avvincente, più vicina: le ombre. Assetate di freschezza, la maggior parte di loro s’erano rifugiate, disertando il largo infuocato, ai piedi delle rocce, al riparo dal sole…

576/577 CROSTATE CHE LA SANNO LUNGA …con i sandwiches al formaggio di Chester e insalata, alimento nuovo e ignorante, io non trovavo nulla da dire. Mentre i dolci erano istruiti, le crostate loquaci. C’erano nei primi delle scipitezze di panna, nelle seconde delle freschezze di frutta, che la sapevano lunga su Combray, su Gilberte, e non soltanto la Gilberte di Combray, ma quella di Parigi, alle cui merende li avevo ritrovati.

594 MANI COME NOBILI LEVRIERI …quelle di Andrée [le mani], magre e ben più fini, avevano una loro vita particolare, docile al comando della fanciulla, ma indipendente, e spesso s’allungavano davanti a lei, come nobili levrieri, con certe indolenze, certi lunghi sogni, qualche brusco stirarsi delle falangi…

598 SUI FIORI CHIEDERE ALLE FOGLIE …Andrée, con incantevole intuizione, mi lasciò parlare per qualche attimo con le foglie dell’arbusto. Chiesi loro notizie dei fiori, quei fiori di biancospino simili a gaie fanciulle sventate, civettuole, e pie. “Le signorine se ne sono andate da un pezzo”, rispondevano le foglie. E avranno forse pensato che per essere, come pretendevo, un loro grande amico, sembravo assai poco informato sulle loro abitudini.

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I Guermantes, Ed. Einaudi
(traduzione di Mario Bonfantini)

pag. 13 SORRISO ARCHITETTO DEL VISO …nel suo viso regolare [di Françoise], sotto i capelli ormai bianchi, un sorriso della sua gioventù, vivo e riservato, rimetteva allora per un istante ciascuno dei suoi lineamenti nel posto giusto, li armonizzava in un disegno studiato e fine, come sul punto di aprire una danza.

14 DOGLIANZE AFFIDATE A PICCOLI SEGNI SUL VISO Françoise (…) non avrebbe mancato di presentargli [al padre del narratore] per tutto il giorno una faccia costellata di piccoli segni cuneiformi e rossastri, incaricati di manifestare all’esterno, benché in maniera poco decifrabile, la lunga lista delle sue doglianze e le intime ragioni del suo malcontento.

38 SPECCHI PREPOTENTI …piccoli caffé dove si va a prendere una “bavarese” sfuggendo all’intimidazione dei grandi specchi incorniciati d’oro…

43 MATERIA MUTANTE DEL VESTITO …nella diversa zona di luce che essa [la principessa di Guermantes] attraversò, io vidi mutare non solamente il colore, ma la materia del suo vestito…

46 BICIPITE IMBECILLE …il gesto di quegli artisti [Aricia, Ismene e Ippolito] ordinava alle lor braccia (…) “Siate maestosi!” Ma le membra ribelli lasciavano in mostra fra il gomito e la spalla un bicipite che non capiva niente…

47 SONATA NULL’ALTRO CHE UNA FINESTRA …il suo modo di suonare [di Vinteuil] è diventato così trasparente, così pieno della musica interpretata che lui stesso, l’esecutore, scompare, e non è più di una finestra che dà su un capolavoro.

62 LOTTA INEGUALE TRA FANTASIA E IMMAGINE …il ricordo di quelle due ragazzette condusse una lotta ineguale per il predominio nelle mie fantasie amorose con l’immagine della signora di Guermantes…

64/65 DALLO SGUARDO UN VENTO CONTRARIO Come le domandavo i miei abiti [a Françoise], sentivo levarsi un vento contrario dai lineamenti contratti e avviliti della sua fisionomia.

65 STANZE DECORATE DALLE PAROLE …il nostro appartamento cittadino era decorato dalle parole di Françoise (…) essa sapeva disegnarvi come con fili colorati i ciliegi e gli uccelli della sua infanzia e il letto dove era morta sua madre, che vedeva ancora.

68 TESTIMONE RETICENTE CHIAMATO SPIRITO …la falsità e la menzogna erano in me, come in tutti, suggeriti in un modo così immediato e occasionale, come un’istintiva difesa, da un mio particolare interesse, che il mio spirito, fisso a un suo bell’ideale, lasciava che il mio carattere sbrigasse nell’ombra quelle bisogne urgenti e basse, senza voltarsi a guardare.

76 CAMINO IMPACCIATO …restai un momento davanti alla porta chiusa, perché sentivo muovere: si spostava qualcosa, si lasciava cadere qualcos’altro (…) Era soltanto il camino acceso, che non poteva star quieto, e muoveva i suoi ceppi in modo assai maldestro.

83 COLLINA OCULATA …potevo scorgere solo una magra collina che drizzava contro la caserma la sua schiena già spoglia d’ombre, gracile e rugosa. Attraverso i vetri rabescati di brina, non lasciavo con gli occhi quell’estranea che mi guardava per la prima volta.

84 ABITUDINE COMPARSA DEL PENSIERO …il mio pensiero [quando il narratore si trasferiva in una camera nuova] restava altrove e ci mandava [nella camera vecchia] soltanto, in vece sua, l’abitudine.

85 CORRIDOI DISORIENTATI …corridoi che tornavan sui loro passi (…) vestiboli lunghi come corridoi e ornati come saloni, che avevano piuttosto l’aria di alloggiare lì che non di far parte dell’alloggio (…) e vennero immediatamente a offrirmi la loro compagnia (…) non potevo fare a meno di considerare con rispetto quel gran salone che aveva preso, dal secolo XVIII, l’abitudine di sdraiarsi fra le sue colonnine d’oro vecchio e sotto le nuvole del suo soffitto affrescato…

87 MURO CONSIGLIERE …il muro pieno senza alcuna porta mi disse candidamente: “Ora devi tornare indietro, ma vedi bene che sei in casa tua”; mentre il tappeto soffice aggiungeva, per non essere da meno, che se non dormivo quella notte sarei potuto venir benissimo fin lì anche a piedi nudi; e le finestre senza imposte che davano sulla campagna mi assicuravano che avrebbero passato la notte bianca e che, capitando lì all’ora che volevo, non dovevo aver paura di svegliar nessuno.

100 LUME PITTORE BRAVO COME REMBRANT …il lume della grossa lampada dava un tono di bronzo ad un pezzo di rame, nichelava il manico di un pugnale, deponeva su certi quadri men che mediocri una doratura preziosa come la patina del passato o la vernice di un maestro, e faceva insomma di tutta quella baracca piena di cianfrusaglie un inestimabile Rembrant.

158 MEGLIO DAR RETTA ALLE ABITUDINI Io ero soltanto lo strumento di certe abitudini, di non lavorare, di non andare a letto, di non dormire, che si dovevano attuare per conto loro a qualunque costo: se non offrivo resistenza, se mi appagavo del pretesto che esse coglievano a caso in un dato giorno, per lasciarle agire a modo loro, me la cavavo senza troppi danni…

161 SALUTO DISTANTE NELLO SPAZIO E NEL TEMPO …la signora Sazerat, che pur conosceva a fondo la vita tutto disinteresse e onestà di mio padre (…) Quando lo seppe antidreyfusista, mise tra sé e lui dei continenti e dei secoli; il che spiegava come, da una tale distanza nel tempo e nello spazio, il suo saluto fosse sembrato impercettibile a mio padre…

167 PERO BIANCO AGITA I FIORI SORRIDENDO …in mezzo a tutta quella terra grassa (…) era sorto anche lì, esatto all’appuntamento come tutta la schiera dei suoi compagni, un gran pero bianco, che agitava sorridendo e opponeva al sole, come una tenda di luce materializzata e tangibile i suoi fiori…

170/171 PERO IN FIORE VIAGGIATORE MISTERIOSO …tagliammo per il villaggio. Le sue case erano sordide; ma anche vicino alle più miserabili (…) un misterioso viaggiatore (…) stava là ritto (…) stendendo largamente su di esse l’abbagliante protezione delle sue ali di innocenza: era un albero di pero in fiore…

227 PUPILLE ARMA INPROPRIA Uno sguardo del barone di Guermantes, rendendo obliquo il piano delle sue pupille, vi scaricò d’un tratto un color blu cupo e tagliente che agghiacciò il caritatevole storico [il professor Pierre].

238 RITRATTO NON CONSULTATO Sarà contentissimo [Albert Bloch] di chiacchierare con voi (…) aggiunse persino [la marchesa di Villeparisis], senza preoccuparsi se ciò potesse far piacere a Norpois, più di quel che si fosse preoccupata di chiedere il loro consenso al ritratto della duchessa di Montmorency prima di presentarlo a quello storico o al té prima di offrirne una tazza.

291 SORRISO VIOLATO CON EFFRAZIONE Feci un passo allora per mettermi davanti a Charlus, e subito lo rimpiansi, perché, dovendo vedermi benissimo, egli non ne dava il minimo segno (…) dovetti dare l’impressione di aver violato, all’insaputa del barone, e con un’effrazione di cui egli mi lasciava tutta la responsabilità, la zona anonima e vacante del suo sorriso.

321 CORPO CHE DISCONOSCE …quando siamo ammalati, noi ci rendiamo conto che non viviamo soli, ma incatenati a un essere di una specie differente, da cui ci separa un abisso, che non ci conosce e dal quale ci è impossibile farci comprendere: il nostro corpo. Qualunque assassino che potessimo incontrare in aperta campagna, potremmo forse arrivare a renderlo sensibile (…) alla nostra sventura. Ma domandar pietà al nostro corpo è come parlare a una piovra, per la quale le nostre parole non possono aver più senso che un rumor d’acque…

322/323 TERMOMETRO SORDO E MINACCIOSO …ci procurammo un termometro (…) Si mise quella cannuccia di vetro in bocca alla nonna (…) la piccola maga non impiegò gran tempo a trarre il suo oroscopo (…) 38°,3 (…) Non ci diceva niente di più; ma noi avevamo avuto un bel desiderare, volere, pregare, quella sorda: sembra che fosse la sua ultima parola, minacciosa e ammonitrice. Allora, per cercare di convincerla a modificare il suo responso, ci rivolgemmo a un’altra creatura dello stesso regno (…) un febbrifugo…

351 BORSA COLMA DI RAFFREDDORI Lo specialista venne, con la sua borsa carica di tutti i raffreddori dei suoi clienti…

353 TUBI COMPIACIUTI I tubi di irrigazione ammiravano la bella manutenzione delle strade (…)

417 INUTILE LOTTA DEI GERANI E, dopo che i gerani hanno inutilmente lottato, intensificando la vivezza dei loro colori, contro il crepuscolo sempre più scuro, una bruma viene ad avviluppare l’isola che s’addormenta…

422 NEBBIA SODDISFATTA Risvegliandomi, vidi (…) la nebbia opaca, compatta, bianca e uniforme, che si stendeva gaiamente al sole, dolce e consistente come zucchero filato.

423 GEMITI VOLUTTUOSI DELLA PORTA …la porta del pianerottolo si richiudeva da sola assai lentamente (…) eseguendo sempre quei brani di frasi voluttuose e gemebonde che si sovrappongono al coro dei pellegrini, verso la fine dell’ouverture del Tannhäuser.

535 CIELO PRIGIONIERO …guardando e ascoltando la signora di Guermantes, io vedevo, imprigionato nel perpetuo e calmo meriggio degli occhi di lei, un cielo dell’Ile-de-France o della Champagne, tendersi, pallido, obliquo, con lo stesso angolo di inclinazione che aveva in Saint-Loup.

594 MANI ATTIRATE VERSO I LIBRI …le mie mani elettrizzate non poterono resistere più di quarantott’ore alla forza che le attirava verso il volume dove erano rilegati Les Orientales e Les Chants du Crépuscule.

607 PALAZZO COMPIACENTE APPENA ARRIVATO …quando ho voluto [parla Charlus] venire ad abitare in questa strada, si è trovato qui un vecchio palazzo Chimay che nessuno aveva mai visto, dato che è venuto qui soltanto per me.

4

Sodoma e Gomorra, Ed. Einaudi
(traduzione di Elena Giolitti)

pag. 34 PRIMULA OSPITALE …i fiori ermafroditi dal corto stilo della Primula veris (…) accoglieranno con gioia il polline della Primula veris dallo stilo lungo.

41 STELLINA ACCUDITA DALLA LUNA …rannicchiata sola sola, una povera piccola stella sarebbe stata l’unica compagna della luna solitaria, mentre questa, pur proteggendo l’amica, ma precedendola arditamente, avrebbe brandito come un’arma irresistibile, come un simbolo orientale, il suo grande e meraviglioso falcetto d’oro.

48 PAROLE CHE CREDONO DI MENTIRE …a volte il futuro abita in noi senza che lo sappiamo, e le nostre parole, credendo di mentire, delineano una realtà prossima.

105 GENIO IN QUOTA …sentii aleggiare un attimo nella voce di Robert [Saint-Loup] l’ombra del genio dei Guermantes che passò come una nuvola, ma a una grande altezza e non si fermò.

120 CAPOLAVORO CHE NON COMPRENDE IL BELLO Non crederò mai – replicò il barone [Charlus] – che un capolavoro abbia un così cattivo gusto.

122 DOMESTICO INTERIORE …quando abbiamo qualcosa da fare in un momento determinato, diamo l’incarico a un certo personaggio, uso a questo tipo di servizi, di sorvegliare l’ora e di avvertirci a tempo. Questo domestico interiore mi ricordò (…) che Albertine (…) doveva venire a trovarmi…

148 CORPETTO CAPELLI E COLLO AMMAESTRATI Corpetto, capelli e collo ammaestrati. Françoise aveva saputo ammaestrare il suo corpetto, i suoi capelli, i più bianchi dei quali erano stati ricondotti alla superficie e messi in mostra come un certificato di nascita, il suo collo piegato dalla fatica e dalla obbedienza. Essi la compiangevano per essere stati strappati al sonno e al madore del letto nel cuore della notte…

152 ABITUDINE CON SEGRETARIO …se un tempo ero io a scrivere quel nome [Gilberte Swann], ora l’incarico ne era stato affidato dall’abitudine a uno di quei numerosi segretari ch’essa ha sempre al suo seguito.

157 DOTTOR MALATTIA La malattia è il medico più ascoltato: alla bontà, al sapere non si fa che promettere, ma alla sofferenza si ubbidisce.

197 MELI IN ABITO DA BALLO …essi [i meli] erano in piena fioritura a perdita d’occhio, in uno sforzo inaudito, con i piedi nel fango ed in abito da ballo…

202 BIANCOSPINI INASCOLTATI Udii senza rispondervi il richiamo delle piante di biancospino. Vicine meno prosperose dei fiori di melo, esse li consideravano assai pesanti, pur ammirando il colorito fresco delle figlie dai petali rosa di quei grossi fabbricanti di sidro. Sapevano che, meno riccamente dotate, erano tuttavia più ricercate, e che a loro per piacere bastava un certo gualcito candore.

228 PENSIERI NELLO SPAZIO È molto strano, – soggiunse [la signora di Cambremer], fissando uno sguardo scrutatore ed estatico su un punto vago dello spazio dove scorgeva il suo proprio pensiero, – è molto strano, un tempo preferivo Manet. Adesso (…) forse gli preferisco Monet.

239 VOCE INFEDELE CON SORRISO SOSPESO Voi sapete la scena a cui alludo [il narratore parla alla signora di Cambremer di un’opera di Debussy]. – certamente –; ma “non lo so affatto” proclamavano invece la sua voce e il suo volto, che non si modellavano su alcun ricordo, e il suo sorriso privo di appoggio, sospeso nell’aria.

275 TRENINO CAMMINATORE Il trenino non era ancora arrivato, ma si vedeva, ozioso e lento, il pennacchio di fumo che aveva lasciato per via e che ora, ridotto ai suoi soli mezzi di nuvola poco mobile, saliva adagio i verdi clivi della costa di Criquetot (…) I viaggiatori che stavano per prenderlo si scansarono per fargli posto, ma senza affrettarsi, sapendo di avere a che fare con un camminatore mansueto…

276 SPESSO È MERCOLEDÌ …quasi ogni giorno era mercoledì [a proposito delle riunioni mondane in casa Verdurin].

321 SENSO DEI VERBI E PRONOMI CAMBIATI DALLA CURA La cura che cambia verbi e pronomi. La medicina, non potendo guarire, si occupava di mutare il senso dei verbi e dei pronomi.

327. TEMPIE PARLANTI Le sue tempie [della signora Verdurin], simili a due belle sfere accese, dolenti e lattee dove scorra immortale l’Armonia, gettavano indietro da ogni lato delle ciocche argentate, e proclamavano per conto della “Padrona” senza che lei avesse bisogno di parlare: “So quel che m’attende stasera”.

329. CORPO REO CONFESSO Sebbene egli avesse chiesto al suo corpo di rendere manifesta (nel momento in cui entrava dai Verdurin) tutta la cortesia di un gran signore, questo corpo, che aveva ben compreso ciò che il signor di Charlus aveva cessato di intendere, dispiegò (…) tutte le seduzioni di una nobile signora.

334 NASO CHE FA LA SCELTA PEGGIORE …il suo naso [del signor di Cambremer] aveva scelto per venire a posarsi di sghembo sopra la bocca forse l’unica linea obliqua, fra tante altre, che nessuno avrebbe pensato di tracciare su quel viso, e che esprimeva una stupidità grossolana…

348 PENSIERO STAMPATO SUL SORRISO “Com’è piccolo il mondo”, fu la riflessione ch’egli formulò mentalmente e che vidi scritta sul suo viso sorridente [del signor di Cambremer], quando Cottard parlò delle mie soffocazioni.

406 CAMERIERE DEL SONNO …entravo nel sonno, che è per noi come un secondo appartamento, dove abbandonato il nostro, ci trasferissimo per dormire. Esso (…) ha i suoi domestici i suoi visitatori particolari, che ci vengono a cercare per uscire…

423 ABETI IN FUGA Gli abeti della Raspelière, più mossi ora di quando si alzava il vento della sera, fuggirono in ogni senso per schivarci…

424 PAESAGGI ARRUOLATI A FORZA NEL CLAN Paesaggi costretti a entrare nel clan. Questa pretesa [della signora Verdurin] di arrogarsi il diritto esclusivo sulle passeggiate, come sulla musica di Morel e in passato di Dachambre, e di costringere i paesaggi a far parte del piccolo clan, non era del resto così assurda come sembra a prima vista.

429 SORRISO TUTTOFARE …si applicò sulle labbra [la signora Verdurin] un sorriso che non le apparteneva in proprio (…) uno di quei sorrisi collettivi, universali, di cui all’occorrenza, come ci si serve del treno (…) gli individui fanno uso…

431 CASETTE ACCORSE Ripartimmo scortati per un attimo dalle casette accorse con i loro fiori.

452 SGUARDI CHE SCHIUDONO LE DITA …Aimé, sul primo gradino dell’albergo, non poteva trattenersi dal guardare con occhi appassionati, curiosi e ghiotti quale mancia davo all’autista. Per quanto stringessi nel pugno la moneta o il biglietto, gli sguardi di Aimé schiudevano le mie dita.

509 SENTIMENTI SISMATICI L’amore provoca così nel pensiero veri e propri sommovimenti geologici. In quello del signor di Charlus (…) erano sorte d’improvviso, dure come la pietra, catene di montagne, ma di montagne scolpite (…) dove si torcevano in gruppi giganteschi e titanici il Furore, la Gelosia, la Curiosità, l’Invidia, l’Odio, la Sofferenza, l’Orgoglio, lo Spavento e l’Amore.

542/543 VAGONI PAZIENTI E DOCILI Questo [il treno] aveva contratto una certa amabilità umana; paziente, docile di carattere, aspettava quanto si voleva i ritardatari…

544 ORE GENTILI Dodici ore …la giornata ci offriva la disponibilità delle sue dodici ore…

562 SLANCIO DEL SOLE …l’uovo d’oro del sole, come propulsato dalla rottura d’equilibrio determinata al momento della coagulazione da un cambiamento di densità, dentato di fiamme come nei quadri, squarciò d’un balzo la cortina dietro la quale lo si sentiva, da un minuto, fremere e pronto ad entrare in scena e a slanciarsi avanti…

564 BATTELLI SORRIDENTI Nel disordine delle nebbie notturne, che ancora pendevano a brandelli rosa e azzurri sulle acque ingombre dei detriti di madreperla dell’aurora, battelli passavano sorridendo alla luce obliqua che ingialliva la loro vela e la punta del loro bompresso, come quando ritornano la sera…

5

La prigioniera, Ed. Einaudi
(traduzione di Paolo Serini)

pag. 3 TRAM INTIRIZZITO …sin dal rotolio del primo tram avevo intuito se se ne stava intirizzito nella pioggia o se era in partenza per l’azzurro.

5 SOLE INDAGATORE …il sole (…) scoprendo dolcemente in me un giovine più antico, a lungo dissimulato dall’abitudine, m’inebriava di ricordi…

6/7 OMETTO BAROMETRICO EGOISTA …il minuscolo ometto (…) che l’ottico di Combray aveva collocato nella sua vetrina per indicare il tempo (…) si cavava il cappuccio appena c’era il sole e se lo rimetteva se stava per piovere. Di quell’ometto lì, conosco a fondo l’egoismo (…) sono sicuro che nell’ora dell’agonia, quando (…) esalerò gli ultimi sospiri, il piccolo personaggio barometrico sarà al colmo della contentezza, e si toglierà il cappuccio per intonare: “Ah! Finalmente, fa bello!”

71 CHIMONO DELATORE …riprendevo a guardarla [Albertine] dormire, lei che non mi avrebbe mai detto nulla, mentre sul bracciolo della poltrona vedevo quel chimono che forse mi avrebbe detto molte cose.

81 SUONO AL GUSTO DI CONSERVA . …il suono dorato delle campane non conteneva soltanto della luce, come il miele, ma la sensazione della luce e anche il sapore scipito della frutta in conserva.

92 CONFESSIONE DEL CORPO …avrei voluto lacerare il suo vestito [di Albertine], non per vedere il suo corpo, ma per vedere attraverso il suo corpo tutto il taccuino dei suoi ricordi e dei suoi prossimi e ardenti convegni.

115 LO SPIEGA LA GIOIA giorno fuori stagione. …ancora mezzo assopito, appresi dalla mia gioia che, interpolato nell’inverno, c’era un giorno di primavera.

115 STRADA  DISEGNATA DALL’UDITO L’udito, questo senso delizioso, ci dà la compagnia della strada, di cui ci rintraccia tutte le linee, ci disegna tutte le forme che vi passano, mostrandocene il colore.

125 SONNO DIVINITÀ POCO STABILE Il sonno è divino, ma poco stabile: il menomo urto lo fa volatilizzare. Amico delle abitudini, viene ogni sera trattenuto da esse, più salde di lui, nel suo luogo consacrato e preservato da qualsiasi urto; ma, se subisce uno spostamento, se non resta più soggetto a loro, svanisce come un vapore. Somiglia alla giovinezza e agli amori: non lo si ritrova più.

127 PERE E CIPOLLE SI INFRANGONO COME ONDE Pere e cipolle si frangono come onde. Persino le modeste pere (“Ecco le belle pere!”) e le cipolle (“Otto soldi la mia cipolla!”) si frangevano su di me come onde, come un’eco dei flutti in cui Albertine, se fosse stata libera, si sarebbe potuta perdere…

154 MEMORIA NON PREAVVERTITA Più tardi, colpito da una bugia [di Albertine] evidente o preso da un dubbio ansioso, tentavo di ricordarmela, ma inutilmente: la mia memoria non ne era stata preavvertita a tempo, e aveva ritenuto inutile tenerne copia.

156 SQUADRONE VOLANTE DI SUONI Per ordine di un addetto ai telefoni, uno squadrone volante di suoni mi recò, con velocità istantanea, le parole del telefonista…

160 SAGOMA DI SUONI …il canto di un uccello, la fanfara del corno di un cacciatore, l’aria suonata da un pastore sulla sua zampogna, stagliano di contro all’orizzonte la loro sagoma sonora.

162 NENIA ATTRATTA DAL TRISTANO Così, prima del grande movimento orchestrale che, nel Tristano, precede il ritorno di Isotta, fu l’opera stessa ad attrarre a sé la nenia semidimenticata di un pastore.

177 TOCCARE SENZA TOCCARE …l’immagine dei miei occhi, delle mie labbra, delle mie mani, aveva così solidamente costruito, e teneramente polito, il suo corpo, che adesso, in quella vettura, per toccarlo, per contenerlo, non avevo bisogno di abbracciare Albertine, e nemmeno di vederla…

190 SALMA VEGLIATA DAI LIBRI Venne condotto alla sepoltura [Bergotte]; ma durante l’intera notte funebre, nelle vetrine illuminate, i suoi libri disposti a tre a tre vegliarono come angeli dalle ali dispiegate, e sembravano, per colui che non era più, il simbolo della sua resurrezione.

192 ERRORE PRESUNTUOSO …l’errore è più pertinace della fede, e non esamina mai le proprie credenze.

201 MORTE OPEROSA …le morti attive inviate dal destino verso questo o quell’uomo (…) Corrono veloci a deporre un cancro sul fianco di uno Swann, poi si volgono verso nuovi compiti, tornano a deporne un altro solo dopo che ci sia stato un intervento chirurgico. (…) Infine, pochi istanti prima dell’ultimo respiro, la morte, come una suora che ci abbia curati, invece di distruggerci, viene ad assistere ai nostri ultimi momenti, a coronare di un’aureola suprema l’essere per sempre irrigidito dal gelo…

228 PNEUMOCOCCO CHE NON SENTE RAGIONI Se un poeta muore di una polmonite infettiva, vi figurate, voi, i suoi amici intenti a spiegare al pneumococco che quel poeta è un genio e che dovrebbe lasciarlo vivere?

230 VISO RETICENTE …anche sotto i vari strati di espressioni diverse, di belletti e di ipocrisia, che lo truccavano così male, il suo viso [di Charlus] continuava a tacere quasi a tutti il segreto che a me sembrava che esso gridasse.

248 ARIA DECORATA …l’aria era decorata, in maniera intermittente, da un bel sorriso di fanciulla.

255 SI FA INCONTRO LA PICCOLA FRASE …la piccola frase [musicale], bardata di argento, tutta grondante di sonorità luccicanti, leggere e dolci come sciarpe, mi venne incontro, riconoscibile pur sotto le sue nuove vesti. Alla mia gioia di averla ritrovata dava maggior forza l’accento, così amichevolmente noto, da lei preso per rivolgersi a me…

256 CIOCCA PORTAVOCE Non lo diceva. La sua figura dritta e immobile [la signora Verdurin], i suoi occhi privi di espressione, le sue ciocche sfuggenti, lo dicevano per lei.

266 MUSICA SPAVENTATA E INCOMPRESA Musica divina, spaventata e incompresa. Ben presto (…) io riconobbi un’altra frase della Sonata [di Vinteuil], ma ancora così lontana che stentavo a ravvisarla. Esitante, si avvicinò, scomparve come spaventata, poi ritornò, si allacciò ad altre, provenienti – seppi più tardi – da altre opere, ne chiamò altre ancora, che, appena addomesticatesi, diventavano anch’esse attraenti e persuasive, ed entravano nel girotondo: nel girotondo divino, ma invisibile alla maggior parte degli ascoltatori, i quali, non avendo davanti a sé che un fitto velo, attraverso il quale nulla scorgevano, punteggiavano arbitrariamente di esclamazioni ammirative una noia continua, di cui si sentivano morire.

266 CORPO A CORPO DELLE FRASI Ben presto le due frasi [musicali] impegnarono tra loro una lotta corpo a corpo, nel corso della quale l’una scompariva talvolta interamente, e poi non si scorgeva più che un frammento dell’altra.

284 OCCHI NON TI SCORDAR DI ME Del resto non si può fare a meno di ricordarsi di lei [la duchessa di Guermantes], i suoi stessi occhi ci dicono: “Non scordatevi di me”…

291/292 PLUSVALORE DEL SALOTTO IRREALE …Brichot (…) prediligeva nel salotto (…) quella parte irreale (…) di cui (…) la parte esteriore (…) è solo il prolungamento; una parte staccatasi dal mondo esterno per rifugiarsi nella nostra anima, cui conferisce un plusvalore…

324 GIORNATA SENZA RADICI …abbiamo attribuito alla giornata un’importanza singolare, isolandola da quelle contigue: essa fluttua senza radici…

380 VESTI VIAGGIANTI NEL TEMPO …quelle vesti di Fortuny, fedelmente antiche ma potentemente originali, facevano apparire come uno scenario, ma con maggior forza rievocativa (…) la Venezia tutta impregnata d’Oriente in cui esse avrebbero potuto essere indossate e di cui erano (…) il colore stesso, frammentato, misterioso e complementare.

401 TATTICA D’ASSEDIO DELLA REALTÀ La realtà è il più abile dei nemici. Essa dirige i propri attacchi contro quei punti del nostro cuore dove meno l’aspettavamo e non avevamo preparato nessuna difesa.

402 MEMORIA SALVIFICA MA ANCHE VELENOSA …la nostra memoria (…) è una specie di farmacia, di laboratorio chimico, dove mettiamo le mani a caso ora su una droga calmante, ora su un pericoloso veleno.

418 NESSUN ATOMO NON AZZURRO Il cielo tutto intero era di un azzurro radioso e un po’ pallido (…) ma così unito, così profondo, che si sente che l’azzurro di cui è composto è stato usato senza nessuna miscela e con tanto inesauribile liberalità che potremmo approfondirne sempre più la sostanza senza mai trovare un atomo che non sia di quell’azzurro.

423 ODORI VERNICIATI DALL’ARIA UNTUOSA  …l’aria untuosa aveva finito di verniciare e d’isolare nella mia camera (…) l’odore del lavabo, l’odore dell’armadio, l’odore del canapè, solo per la nettezza con la quale, ritti e verticali, questi odori se ne stavano, in fette giustapposte e distinte, in un chiaroscuro madreperlaceo che dava al riflesso dei tendaggi e delle poltrone di satin blu una lucentezza più tenue…

424 CATACLISMA ODOROSO …un odore davanti al quale fuggivan le strade, mutava l’aspetto del suolo, mi correvano incontro i castelli, impallidiva il cielo, si decuplicavano le forze…

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La fuggitiva, Ed. Einaudi
(traduzione di Franco Fortini)

pag. 10 CONFUSIONE DI VITE SOVRAPPOSTE …la donna che se n’è andata non è più la stessa che prima era là. La sua vita accanto a noi (…) vede improvvisamente aggiungersi le vite cui inevitabilmente si confonderà (…) Dimodoché quella nuova ricchezza di vita di donna in fuga retroagisce sulla donna che ci era vicina e forse premeditava la sua partenza.

15 TROPPI IO QUALCUNO IGNARO …e così, a ogni istante, di quegli innumerevoli “io” che ci compongono, ce n’era qualcuno ignaro ancora della partenza di Albertine; ed era necessario notificargliela (…) Alcuni di quegli “io” non li avevo rivisti da molto tempo.

25/26 RITRATTO MALRIUSCITO E LOGORROICO …un ritratto geniale e non somigliante, come quello di Odette dipinto da Elstir (…) dice: “Quel che ho amato, quel che mi ha fatto soffrire, quel che ho sempre veduto, eccolo!”.

29 AVVENIMENTO TRASFORMISTA Appena abbandonato a se stesso, un avvenimento si modifica, sia che un insuccesso ce lo amplifichi sia che la sodisfazione ne riduca le proporzioni.

34 CONSIGLIABILE AERARE L’ATMOSFERA VIZIATA DEL CUORE Ogni tanto riuscivo a rinnovare, ad aerare un po’ l’atmosfera viziata del mio cuore, facendo passare questa o quella corrente d’idee attraverso la mia sofferenza…

51 PROFUMO DEL DISCORSO A simili sofferenze è congiunta la dolcezza d’amare, di lasciarsi incantare dai discorsi più insignificanti di una donna, che si sanno bene essere futili, ma che giungono a noi odorosi del suo profumo.

59 SOLO IL DOLORE PIÙ VELOCE DELLA LUCE …la forza che compie il maggior numero di volte in un secondo il giro del mondo non è l’elettricità, è il dolore.

69 FENDENTE INFERTO DAL BLU …la parete a vetri era traslucida e blu, di un blu di corolla, di un blu d’ala d’insetto, di un blu che mi sarebbe parso tanto bello se non avessi inteso ch’era l’estremo riflesso, tagliante come un acciaio, il colpo supremo che il giorno, nella sua infaticabile crudeltà, ancora mi inferiva.

75 CERTI GIORNI D’ORO PURO …come ci si ricorda di certi giorni di estate apparsici troppo caldi quando li vivemmo e dai quali, soprattutto a distanza di tempo, si estrae, senza impura lega, il metallo d’oro fino e di indistruttibile azzurro

76 LUNGO VIAGGIO DEI RICORDI …quanti nostri ricordi, umori nostri, idee, partono per compiere viaggi lontano da noi, dove li perdiamo di vista!

82 ATTIVATO DAL DOLORE IL RAPPORTO INTIMO CON LE COSE …le tende, le sedie, i libri avevano cessato di essermi indifferenti. L’arte non è sola a porre incanto e mistero negli oggetti più futili: quel medesimo potere di metterli in rapporto intimo con noi è devoluto anche al dolore.

220 SGUARDI STANCHI APPOGGIATI A UN COLORE …un colore tanto resistente che i miei occhi stanchi potevano, per riposarsi e senza paura che cedesse, appoggiarvi gli sguardi.

222 RICORDO BENE VOSTRA MADRE ASSICURA LA FINESTRA …e se, da allora, ogni qualvolta vedo in un museo un calco di quella finestra, sono costretto a trattenere le lagrime, è solo perché essa mi dice la cosa che più riesce a commuovermi: “La ricordo molto bene, vostra madre”.

249 CALLI CHE INFORMANO MALE Il giorno dopo andavo alla ricerca della mia bella piazza notturna, seguivo calli che si somigliavano tutte fra di loro e rifiutavano di darmi qualsiasi ragguaglio, se non per farmi perdere ancor più l’orientamento.

277 STANZE RICATTATRICI …la mia abitazione aveva preteso, in ricordo di Albertine dimenticata, la presenza della mia amante attuale che nascondevo ai visitatori e che riempiva la mia vita…

7

Il tempo ritrovato, Ed. Einaudi
(traduzione di Giorgio Caproni)

pag. 24 SETTECENTO CURIOSO E OZIOSO Un intero quartiere dove ha bighellonato la mia infanzia (…) e che mi metto a “riamare”, ritrovandovi (…) una delle rare botteghe sopravvissute (…) dove il Settecento curioso veniva a passare i suoi momenti d’ozio…

82 DISDEGNATO DAL CIELO IL CAMBIO DI ORARIO … cielo che ignorava l’ora estiva e l’ora invernale, e non si degnava di prender nota che le otto e mezzo di sera eran diventate le nove e mezzo (…) quel cielo pigro e troppo bello, che non si degnava di mutare orario e che sopra la città coi lampioni accesi prolungava mollemente, in quei toni bluastri, la propria indugiante giornata…

99 INVISIBILE MONELLO IL CESSATO ALLARME Il cessato allarme invisibile monello. …ogni tanto risuonava la sirena, come un richiamo lacerante di Valchirie, sola musica tedesca che si fosse intesa da che era scoppiata la guerra, fino al momento in cui i pompieri annunciavano che l’allarme era finito, e il “cessato allarme”, come un invisibile monello, commentava a intervalli regolari la buona notizia, lanciando in aria il suo grido di giubilo.

127 ZAMPILLI PREVIDENTI …gli zampilli d’acqua luminosi dei riflettori si flettevano nel cielo, linee anch’esse piene di intenzioni, previdenti e protettrici…

185 ARIA INGRAVIDATA DAL TEMPO PASSATO Per un momento i Guermantes mi erano apparsi (…) essere scaturiti dalla fecondazione tra l’aria aspra e ventosa di quella tetra cittadina di Combray, dove avevo trascorso la mia infanzia, e il passato che si scorgeva dalla piccola strada…

186 LETTERE RIBELLI …avevo letto e riletto l’invito finché, ribellatesi, le lettere che componevano quel nome così familiare e arcano, come il nome stesso di Combray, non ebbero riacquistato la loro indipendenza, e disegnato ai miei occhi affaticati un nome che non conoscevo.

187 SUOLO CHE SA DOVE ANDARE …le vie per le quali passavo in quel momento erano quelle, da tanto tempo dimenticate, che percorrevo in passato per Françoise per recarmi agli Champs-Elysée. Il suolo sapeva da sé dove andare: la sua resistenza era vinta.

199 TOVAGLIOLO CHE SI PAVONEGGIA …il tovagliolo da me preso per asciugarmi la bocca (…) dispiegava, spartite nelle sue pieghe e piegoline, le piume di un oceano verde e turchino come la coda di un pavone.

203 NUTRIENTE ESSENZA DELLE COSE L’essere che in me s’era ridestato quando, con un tal fremito di felicità avevo udito il rumore comune un tempo al cucchiaio che tocca il piatto e al martello che batte sulla ruota (…) un tale essere si nutre soltanto dell’essenza delle cose, e solo in essa trova il suo alimento, le sue delizie. Esso langue nell’osservazione del presente (…) ma basta che un rumore, un odore, già udito o respirato una volta, lo siano di nuovo, a un tempo nel presente e nel passato, reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti, perché subito l’essenza permanente e ordinariamente nascosta delle cose venga liberata, e perché il nostro vero “io”, che talvolta sembrava morto da un pezzo (…) si desti, si animi, ricevendo il celeste nutrimento che gli viene offerto.

205 SPIAGGIA NORMANNA EMIGRA A PARIGI …la sensazione comune aveva cercato di ricreare intorno a sé il luogo amico, mentre il luogo attuale, che ne occupava lo spazio, si opponeva con tutta la resistenza della propria massa a tale immigrazione in una casa di Parigi di una spiaggia normanna o d’un terrapieno di una linea ferroviaria.

216 NELLE SILLABE VENTO RAPIDO E SOLE SPLENDENTE Un certo nome letto un giorno in un libro contiene nelle sue sillabe il vento rapido e il sole splendente di quando lo leggevamo.

220 VASO PIENO UGUALE A UN’ORA Un’ora non è soltanto un’ora: è un vaso colmo di profumi, suoni, progetti e climi.

240 LAVORO COMPLETATO DAL DOLORE Uno scrittore può tranquillamente accingersi a un lungo lavoro. L’intelligenza dia principio all’opera: strada facendo, non mancheranno certo i dolori, che si assumeranno il compito di portarla a termine.

240 SCRIVE IL RIPOSO E ABBOZZA LA PASSIONE Sono le nostre passioni ad abbozzare i nostri libri, i riposi di cui si gode tra l’una e l’altra a scriverli.

328 VITA CASALINGA DEI RICORDI …per quanto noi corriamo senza posa, i nostri ricordi inchiodati ai luoghi da cui ci stacchiamo, continuano a svolgervi la loro vita casalinga…

373 FAVORITISMI DEL TEMPO …rimasi stupito scorgendo accanto a lei [Gilberte] una fanciulla (…) Il Tempo incolore e impalpabile, s’era – affinché, per così dire, potessi vederlo e toccarlo – materializzato in lei, modellandola come un capolavoro, mentre parallelamente, ahimé, su di me non aveva compiuto che la propria opera.

375 LIBRO RICONOSCENTE ALL’AUTORE Un tal libro lo si nutre, se ne rafforzano le parti deboli, lo si protegge; ma poi sarà lui stesso a crescere, a designare la nostra tomba, a difenderla dai rumori e, per qualche tempo, dall’oblio.

378 RESA DELLO SPIRITO ASSEDIATO Il corpo imprigiona lo spirito in una fortezza; ben presto la fortezza viene assediata da ogni lato, e alla fine lo spirito è costretto ad arrendersi.